LA NONA DI BEETHOVEN. A CASALE MONFERRATO IL 13 APRILE 1939,
DIRETTA DA ARMANDO LA ROSA PARODI.
LA NONA NELLE ESECUZIONI MAGISTRALI DI ARTURO TOSCANINI
«La Nona di Beethoven» è il titolo della conferenza a cura dello storico Roberto Coaloa in
collaborazione con la Monferrato Classic Orchestra dedicata al concerto di questa settimana al
Teatro Municipale di Casale Monferrato, con l’orchestra diretto da Sándor Károlyi, nonché alle
celebrazioni beethoveniane del 2020.
L’appuntamento è per sabato 11 gennaio, alle ore 19.30, presso il Foyer del Teatro Municipale di
Casale Monferrato, in un incontro – ricco di sorprese - a ingresso libero.
Anticipiamo parte dell’intervento di Roberto Coaloa.
A fine Ottocento, a Casale Monferrato, funzionavano assai bene due teatri. Il Municipale, costruito
alla fine del Settecento, e il Politeama, attivo dal 1885. Il Municipale, il teatro dei “Signori”,
decadde dopo la Seconda guerra mondiale. Fu riaperto solo agli inizi degli anni Novanta del
Novecento. Il Politeama subì varie modifiche e ospitò spettacoli di prosa e cinema fino alla fine del
Novecento. Ora, demolito, al suo posto, sorge un condominio di lusso.
A Casale, in ogni teatro c’era un’orchestra civica. Spesso, però, gli elementi venivano cambiati, a
seconda dei direttori che inauguravano la stagione. Toscanini, nel 1887, ad esempio, portò a Casale
dei suoi musicisti di fiducia, che suonarono sia con l’orchestra del Municipale, che con quella del
Politeama.
Il Municipale era adatto per rappresentare le opere di Rossini, Verdi, ecc.
Il Politeama era immenso e dalla sua comparsa poté ospitare anche orchestre, poi la prosa e, infine,
il cinema. A fine Ottocento al Politeama le opere più rappresentate, con successo, furono la Carmen
e Rigoletto.
Il Politeama occupava una superficie di 1600 metri quadrati. Lunghezza 30 metri e una larghezza di
cinquanta. La terrazza sopra al vestibolo era di 150 metri quadrati. Il centro del cupolino a vetrate
era alto 24 metri sul livello della platea, con un diametro di sette metri. La volta misurava 25 metri
con sei di monta.
Il palcoscenico misurava tra le quinte 13,40 metri di larghezza e 11 di altezza e aveva uno sfondo di
20 metri. I camerini erano 29.
All’inaugurazione l’orchestra era di 60 professori (quasi tutti dalla Scala di Milano) più 70 coristi.
Sull’esecuzione della Nona di Beethoven a Casale Monferrato nel 1939.
Il critico musicale e musicologo Sergio Martinotti, in diverse occasioni, ha fatto molta confusione
scrivendo un crestomazia di imprecisioni sull’esecuzione della Nona a Casale Monferrato. Nel suo
ultimo volume, ad esempio, Musica a Casale (Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 2005) a p. 189,
afferma che l’esecuzione fu il «15 aprile 1939 al Politeama». Una decina di pagine dopo, a p. 198,
scrive che il concerto fu il «26 marzo». A questo punto cita il servizio di Luigi Pistorelli sul
giornale Il Monferrato.
Per la precisione, la Nona Sinfonia di Beethoven fu eseguita a Casale Monferrato, un giovedì sera,
alle 21.15, al Teatro Politeama. Era il 13 aprile 1939.
L’evento musicale fu tra i più imponenti che si tennero nella città durante il ventesimo secolo.
Testimonianza è l’attesa - grande e appassionata - della stampa locale. La Gazzetta di
Casalmonferrato, il 1° aprile 1939, in prima pagina, ricordava l’«avvenimento d’arte a Casale».
Titolo a caratteri cubitali: «La “Nona Sinfonia” di Beethoven». Tra le altre cose leggiamo queste
considerazioni:
«Dobbiamo osservare che la suddetta Sinfonia è stata eseguita in Italia poche volte, richiedendo
complessi orchestrali e corali non comuni. Se pensiamo quindi che un avvenimento così raro, come
l’esecuzione della Nona, avrà luogo a Casale, dovremmo esserne enormemente orgogliosi. La Nona
è l’ultima delle Sinfonie Beethoveniane, è la più completa e sublime. Essa sola alla musica
orchestrale unisce la musica corale; non si limita al campo della musica astratta ma adopera la voce
umana per esprimere il suo pensiero, i suoi intendimenti. Infatti come esprimere l’esaltazione della
Gioia e dell’Amore degli uomini senza la voce umana? La Nona Sinfonia descrive tutto un dramma:
non rappresenta un istante di vita ma tutta una vita densa di esperienze che conducono ad un
risultato: essa rispecchia la esistenza dell’uomo che cerca di raggiungere la felicità fra amarezze e
dolori, contrastato da avverse forze, ma che infine cede qual è la felicità; la vede nella fede e
nell’amore, nella fratellanza, nella Gioia. “Gioia, gioia, figlia dell’Eliseo! Bella fiamma! Gioia
scintilla divina! Tutti gli Uomini siano fratelli! Siate avvinti, o milioni! Un Tenero Padre vigila al
di là del firmamento! La Gioia viene da lassù!”. Le sublimi parole dell’Ode alla Gioia di Schiller
ispirano Beethoven, che le fa sue, le musica per creare un meraviglioso Corale, conclusione della
Sinfonia: l’Inno alla Gioia. Qualcuno potrebbe chiedere se questo complesso poema è
comprensibile alle masse, oppure se richiede competenza artistica; chi fa questa domanda non ha
mai ascltato l’esecuzione di una qualsiasi composizione di Beethoven. È musica che parla al cuore,
che entusiasma, che commuove. Folle e folle di popolo hanno applaudito, hanno pianto, per questa
musica. Mai a Vienna, come la sera dell’otto Maggio 1824, in cui fu eseguita la prima volta la
Nona, si vide un affluire di gente alla cassa del Teatro così immane, così spaventoso; mai si
sentirono applausi più calorosi e frenetici. E noi speriamo che altrettanto si possa dire a Casale in
questa occasione. Non ci sarà Beethoven in persona da applaudire ma ci sarà il suo spirito sempre
presente all’umanità come quello di tutti i grandi».
Per esattezza la Nona fu eseguita per la prima volta venerdì 7 maggio 1824 al Theater am
Kärntnertor di Vienna.
Il pezzo del giornale locale è comunque interessante: siamo nel 1939, alla vigilia della Seconda
guerra mondiale. Molti, ancora, speravano nella vittoria della pace: non avevano ancora conosciuto
le atrocità di Auschwitz, i milioni di morti sui vari fronti, e pareva, quindi, in quel momento storico,
che fosse ancora possibile dialogare con una musica che parlava con il tono della humanitas.
Un altro giornale locale, tuttora esistente, Il Monferrato, l’8 aprile 1939, apriva la prima pagina con
una immagine di Beethoven e un appariscente titolo: «Eccezionale manifestazione artistica a Casale
Monferrato. Grande Concerto Vocale-Istrumentale al Politeama».
Lo riportiamo perché fornisce anche delle preziose indicazioni sugli altri pezzi in programma nella
serata e sull’organizzazione casalese dell’imponente concerto beethoveniano.
«Come abbiamo già annunciato nel nostro numero del 25 marzo pp. avrà luogo la sera di giovedì 13
corr., nel massimo teatro cittadino, un grande concerto vocale-istrumentale con un
interessantissimo, anzi eccezionale programma diviso in due parti. Nella prima si eseguiranno pezzi
di repertorio di grande effetto: la Sinfonia della Semiramide di Rossini e Il volo del calabrone di
Rimsky-Korsakow, per orchestra; Lacrimosa dalla Messa di Requiem di Verdi, per soprano, mezzo
soprano, tenore, basso, coro e orchestra e il Prologo del Mefistofele di Boito per basso solista, coro e
orchestra. La seconda parte, la perla della serata, è costituita dalla Nona sinfonia in re, op. 125 in
quattro tempi: allegro maestoso – molto vivace – adagio – allegro finale con coro, una delle più
sublimi creazioni di Ludwig van Beethoven, composta per orchestra, coro e voci soliste nel 1823,
inspirata all’ode Alla gioia di Federico Schiller, e dedicata a Francesco Guglielmo III, re di Prussia.
Il grande di Bonn, colpito già da una sordità completa, non potè udire le frementi ovazioni delle
folle viennesi acclamanti al Maestro nelle indimenticabili giornate del 7 e del 23 maggio 1824
durante l’esecuzione della IX sinfonia; ma la venerazione onde tutti lo circondavano, la ressa degli
editori che si disputavano la pubblicazione delle sue opere, gli omaggi dei primi musicisti di quel
tempo devono averlo risarcito, almeno in parte, delle non poche amarezze della sua vita, destinata a
chiudersi drammaticamente, tre anni dopo questo trionfo, in uno schianto di folgore,
nell’imperversare di una bufera di neve. La IX sinfonia è dunque il poema della gioia, di una gioia
che deriva da due grandi amori: l’amore divino e il culto della natura. Perciò l’opera è di grandi
proporzioni e si serve delle due più efficaci risorse dell’arte musicale: l’orchestra e le voci. Le voci,
sui versi di Schiller, per avere un mezzo d’espressione edonistico-mistico più potente, nell’unione
con l’orchestra; mezzo che si riallaccia alla tradizione delle sinfonie religiose e profane del secolo
XVI.
Il vivo interessamento del camerata e concittadino dott. Camillo Venesio ci procura questo nuovo
godimento artistico veramente superbo, anche perché esecutori del concerto saranno gli illustri
solisti Arturo Ferrara, tenore; Luciano Neroni, basso; Maria Drappero, mezzo soprano; i soprani
Rita Fornari e Clara Garagnini. E l’orchestra e il coro dell’Eiar, composti l’uno e l’altro di 180
esecutori e diretti rispettivamente dai maestri Armando La Rosa Parodi e Achille Consoli, per i
quali ogni lode è superflua. Il concerto sarà dato a scopo di beneficenza e il camerata impresario
Daghino gentilmente concede il teatro per la serata, che riuscirà certamente magnifica anche per un
grande concorso di pubblico».
Il pezzo è firmato con le sigle «l.p.»: Luigi Pistorelli. Soliti errori a parte, come abbiamo prima
ricordato la prima della Nona si tenne il 7 maggio 1824 a Vienna, al Theater am Kärntnertor, il
critico monferrino Pistorelli merita una lettura. Aggiungiamo che nel concerto viennese la Nona fu
seguita da tre parti della Missa Solemnis (il Kyrie, il Credo, e l'Agnus Dei) e dall’ouverture La
consacrazione della casa.
Ad ogni modo, nel 1939, l’esecuzione della Nona a Casale Monferrato fu un successo. Del
resoconto riportiamo il pezzo di un altro giornale della città, tutt’ora esistente, La vita casalese.
Settimanale cattolico della Diocesi di Casale Monferrato. Il giorno seguente, 14 aprile 1939, il
settimanale commentava «Il grandioso concerto vocale-istrumentale al Politeama»:
«Ancora una volta, grazie al generoso mecenatismo di un nostro simpatico ed amato concittadino, il
dott. Venesio, la cittadinanza casalese ha potuto assistere ad una festa d’arte riuscitissima sotto ogni
altro aspetto. Giovedì sera nel Politeama era presente il fiore della città di Casale, intervenuto con la
certezza che il concerto sarebbe stato un qualcosa di grandioso e solenne. L’orchestra sinfonica
dell’Eiar, diretta dal Maestro Armando La Rosa Parodi ed il coro lirico istruito dal Maestro Achille
Consoli, davano garanzia di una superba affermazione. Alla serata presenziò anche S.E. il Prefetto,
che al suo giungere è stato ossequiato dal Podestà ing. Marchino, dal Segretario Politico geom.
Monzani e dai Dirigenti del Dopolavoro Comunale, che così bene seppero organizzare la grandiosa
manifestazione».
A parte questa famosa Nona Sinfonia di Beethoven a Casale Monferrato c’è molto altro da
aggiungere sulla musica della Nona e sulla sua esecuzione - anche in Piemonte - da parte di
Toscanini, che iniziò la sua carriera di direttore in Italia, dopo il successo in Brasile, proprio con
una stagione a Casale Monferrato nel 1887.
Il giornale di Casale L’Elettore, alla fine di quella gloriosa stagione di Toscanini, scrisse l’8
dicembre 1887, rimproverando al “popolino” del Politeama il troppo interesse per «la signora Lola
Peydro» («la prima donna», che aveva cantato, tra le altre cose, una romanza scritta dallo stesso
Toscanini, ricevendo in dona dal pubblico «una corona di fiori con nastro, un braccialetto ed un
anello d’oro»):
«Ci siamo soffermati su questo particolare unicamente per dar risalto ad un fatto, diciamolo pure,
poco corretto. Chi indubbiamente aveva diritto, durante la decorsa stagione, alle maggiori simpatie
ed alla più sincera ammirazione del pubblico, è il distinto maestro concertatore e direttore
d’orchestra, Signor Arturo Toscanini. Ebbene niuno, fra coloro che in teatro si fanno intelligenti
mecenati degli artisti e giusti dispensieri di gloria, si è ricordato di lui nella sua serata d’onore, anzi
in quella stessa circostanza , si regalava per la seconda volta ed alla sua presenza un’ altra artista: il
soprano. A buon intenditor, poche parole. Noi facciamo che registrare fatti: il pubblico li
commenti».
Toscanini, nella città di grandi appassionati di musica, era stato apprezzato dai fini intenditori. Ci
piace riportare la cronaca dell’Elettore, perché ci racconta qualcosa del pubblico: gli “aristocratici”
al Municipale e il “popolino” al Politeama. A fine Ottocento, però, era evidente un problema del
Teatro dei Nobili, il Municipale, ribattezzato “Sociale”. L’opera del Vitoli non aveva lo spazio per
ospitare un’orchestra moderna, così come la voleva l’astro nascente Toscanini, in questo caso più
wagneriano che verdiano.
Questo fatto apre un interessante capitolo sui rapporti tra Teatro Municipale e Politeama, che
secondo il successo dell’opera rappresentata, in comune accordo, sceglievano poi il palcoscenico
più adatto, alla faccia delle considerazioni di Toscanini sulla sistemazione “degna” di un’orchestra.
In Piemonte, a Torino, si ha una prima proto-esecuzione della Nona Sinfonia, nel 1888, una
completa nel 1892 e una solenne nel 1900, diretta da Giuseppe Martucci.
In Piemonte, infatti, solo dopo quasi settant’anni dalla morte del compositore fu fatta conoscere la
Nona Sinfonia, nell’aula di una scuola, con un organico di fortuna. Era il marzo 1888. La Nona fu
suonata e cantata nell’aula Vincenzo Troya in via D’Angennes (oggi Principe Amedeo) in un
concerto a beneficio dell’asilo notturno Umberto I, direttori Giulio Roberti e Angelo Gaviani, con il
concorso dell’Accademia Stefano Tempia e di un’orchestra di soli quaranta professori di musica.
Un’esecuzione con tutte le garanzie di completezza avverrà solo nel marzo 1892, a cura di un
Comitato di sottoscrittori, direttore Vanzo, solisti Cassandro, Ortensia Synnerberg, Ottavio Nouvelli
e Agostino Gnaccarini, orchestra di centodieci professori e coristi del Teatro Regio…
Arturo Toscanini diresse per la prima volta la Nona Sinfonia di Beethoven a Milano, in un concerto
fuori stagione della Scala, il 20 aprile 1902. Il Maestro aveva trentacinque anni e la diresse per un
totale di cinquanta volte.
Il pubblico americano l’ha ascoltata per la prima volta nell’interpretazione di Toscanini al
Metropolitan Opera House il 13 aprile 1913, giorno del suo debutto come direttore sinfonico negli
States.
Toscanini segna un momento di cesura nella storia delle interpretazioni di Beethoven. Inoltre è un
innovatore dei teatri italiani, incarnando una figura imprescindibile al di là della questione musicale.
Quando arrivò nel 1901 a Milano, Toscanini iniziò una vera e propria riforma del Teatro alla Scala:
dall’illuminazione scenica, alla costruzione della buca d’orchestra. Ma si è occupato anche di tutto
ciò che sta intorno a uno spettacolo: il buio in sala, l’intransigenza con i ritardatari e l’abolizione dei
bis, nella convinzione che la totalità di un’esibizione non vada mai interrotta, con una sensibilità
sorprendente per quel tempo. Nel 1887, durante la lunga stagione a Casale Monferrato, tentò con
scarso successo di innovare due teatri: il Municipale (allora chiamato “Teatro Sociale”) e il
Politeama. Ma questa esperienza fu disastrosa. Pochi la conoscono e vale la pena di raccontarla.
Toscanini in Brasile e prima esperienza di direttore in Italia in una stagione, 1887, a Casale
Monferrato
Nel 1886, Toscanini si unì come violoncellista e secondo maestro del coro a una compagnia
operistica per una tournée in Sudamerica. In Brasile il direttore d’orchestra, Leopoldo Miguez, in
aperto contrasto con gli orchestrali abbandonò la compagnia dopo una sola opera (il Faust di
Charles Gounod), con una dichiarazione pubblica ai giornali (che avevano criticato la sua direzione)
nella quale imputava tutto al comportamento degli orchestrali italiani. Il 30 giugno 1886 la
compagnia doveva rappresentare al Teatro Lirico di Rio de Janeiro l’Aida di Giuseppe Verdi con un
direttore sostituto, il piacentino Carlo Superti.
Superti, però, fu pesantemente contestato dal pubblico, e non riuscì neanche a dare l’attacco
all’orchestra. Nel caos più totale Toscanini, incitato da alcuni colleghi strumentisti per la sua grande
conoscenza dell’opera, prese la bacchetta, chiuse la partitura e incominciò a dirigere l’orchestra a
memoria, tra lo stupore del pubblico e dello stesso imperatore del Brasile. Ottenne un grandissimo
successo, iniziando così la carriera di direttore a soli 19 anni, continuando a dirigere nella tournée.
Al ritorno in Italia, su consiglio e mediazione del tenore russo Nikolaj Figner, si presentò a Milano
dall'editrice musicale Giovannina Strazza (vedova di Francesco Lucca), e venne scelto da Alfredo
Catalani in persona per la direzione al Teatro Carignano di Torino per la sua opera Edmea, andata in
scena il 4 novembre dello stesso 1886 ottenendo un trionfo e critiche entusiaste.
Successivamente riprese per un breve periodo la carriera di violoncellista; fu secondo violoncello
alla prima di Otello, diretta al Teatro alla Scala da Franco Faccio il 5 febbraio 1887, e per
l'occasione ebbe modo di entrare in contatto con Giuseppe Verdi. Nel 1887, Toscanini iniziava la
sua prima stagione operistica della sua lunga carriera a Casale Monferrato, dirigendo L’Africana al
Politeama nel maggio e in autunno La Gioconda e I Lombardi al Municipale.
L’incidente che ebbe Toscanini a Casale con il pubblico del Politeama fu clamoroso, ma non è stato
fino ad ora noto (come l’incidente in epoca fascista a Bologna), sebbene sia stato raccontato dallo
stesso Maestro alle figlie e agli amici più cari.
Toscanini aveva solo vent’anni. Nonostante avesse bisogno di lavorare non rinunciò mai, neppure
in quegli anni di difficile noviziato musicale, alla sua sete di perfezione, anche se per ottenerla era
costretto a litigare. Fin da allora odiava i bis perché interrompevano lo spettacolo, la tensione
emotiva dell’azione teatrale, e non li concedeva. A volte si scontrava con il pubblico. A Casale
Monferrato, durante una recita di Gioconda, il pubblico reclamò a gran voce il bis di una romanza,
ma non lo concesse. Il pubblico continuò a rumoreggiare. Un militare in uniforme andò vicino al
direttore e minaccioso gli gridò: «Lei è arrogante». Toscanini gli rispose con tono altrettanto
minaccioso: «E lei è una canaglia». Gli schiamazzi aumentarono ma Toscanini rimase fermo al suo
posto e quando si calmarono riprese l’opera senza concedere il bis. Quel militare, dopo lo
spettacolo, andò nel camerino del direttore con dei testimoni e lo sfidò a duello, ma Toscanini, che
non aveva mai preso in mano un’arma, lo guardò con disprezzo e se ne andò senza rivolgergli la
parola.
Morte di Toscanini e tomba del direttore a Milano, opera del casalese Bistolfi
Toscanini morì il 16 gennaio 1957 a New York. Il suo funerale fu celebrato solennemente in Italia,
dopo il viaggio del feretro dall’America all’Italia, dove arrivò in volo all’Aeroporto di Ciampino a
Roma. A Milano, il corteo funebre era composto da una marea di persone, che si avviarono verso il
Cimitero Monumentale di Milano, dove il Maestro venne tumulato nell’Edicola 184 del Riparto
VII, tomba di famiglia precedentemente edificata alla morte del figlioletto Giorgio dall’architetto
Mario Labò, e scolpita dall’amico fraterno Leonardo Bistolfi con tematiche rappresentanti l’infanzia
e il viaggio per mare (Giorgio era morto di una difterite fulminante a Buenos Aires a seguito del
padre in tournée, ed era ritornato a Milano defunto in nave).
Lo scultore casalese Bistolfi e il parmigiano Toscanini condividevano la passione per Beethoven.
Bistolfi e Toscanini erano amici di Luigi Ernesto Ferraria, la cui casa a Camburzano era frequentata
anche da entrambi. Ferraria, cui Bistolfi dedicò un bel ritratto a carboncino (ora conservato nella
quinta sala della Gipsoteca Bistolfi a Casale), commissionò a Bistolfi un busto di Beethoven: per i
simbolisti il compositore di Bonn era un dio e l’immagine del “demoniaco” Beethoven, così come
l’aveva immaginato quella generazione, emerge nella titanica espressione del viso. Ora il gesso di
Bistolfi si trova nel deposito del Museo Civico di Casale e attende un restauro conservativo.
L’occasione può essere l’anniversario beethoveniano – questo del 250° Anniversario della nascita -
e il busto eseguito magistralmente da Bistolfi starebbe magnificamente nel Foyer del Teatro
Municipale di Casale, testimone della gloriosa storia musicale di una piccola capitale culturale,
singulto romantico di una stagione irripetibile.
Roberto Coaloa